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Le attività marinare

Data la sua posizione, la città di Selinunte dovette effettuare dei lavori portuali sia ad est che ad ovest del promontorio dell'acropoli. I fabbisogni della navigazione erano allora ben altri che quelli della navigazione moderna: tutte le navi venivano facilmente tirate in secco e anche trasportate per un breve tratto a terra. La esistenza del promontorio era per le navi ottimo riparo dai venti e rompeva l'eventuale violenza del mare.

 Dato che il pescaggio delle navi era limitato, la profondità dei fondali dei porti non era necessaria: sia che si trattasse di navi lunghe (navi da guerra), sia di navi rotonde (navi da trasporto), sia di piccole imbarcazioni per la pesca. Triere (o triremi), costruite per la prima volta verso l'inizio del VII secolo a.C., a Corinto e a Samo, poterono entrare nella marina selinuntina, come altrove in Sicilia, ad opera dei tiranni, per i quali tali navi furono uno strumento di politica egemonica; e triremi selinuntine sono citate nelle fonti storiche. 

Le navi

Ancora in piombo di epoca ellenistico-romana, ripescata nel mare di Selinunte ed esposta all'aperto del Parco Archeologico di Selinunte

L'innegabile sviluppo marittimo di questa nostra polis costiera, deducibile dalle sue stesse vicende storiche, autorizza a ritenere operanti in essa due importanti categorie: quelli che noleggiavano una nave, vi caricavano delle merci che loro stessi accompagnavano e andavano a vendere in un porto, dove compravano un altro carico col quale tornavano al punto di partenza e gli armatori, proprietari delle navi. Nel complesso sono pochi gli elementi di cui disponiamo per una conoscenza specifica dei sistemi della ingegneria portuale.

Certo, sulla base delle fonti, dobbiamo ammettere l'esistenza di arsenali. Possiamo ammettere che venisse praticata la pesca, sia con imbarcazioni che in forme rudimentali individuali del tutto identiche a quelle che si usano ancora oggi: amo, canna,  rete a ventaglio. I pescatori professionali usavano una specie di giacchio, la rete verticale che portava una fila di sugheri sul cavo superiore e piombi su quello inferiore, la nassa, l'arpione, il tridente; e perfino l'avvelenamento delle acque con speciali erbe e radici.

 

 La stessa mattanza, ancora oggi praticata nel Mediterraneo occidentale, è probabile venisse pur essa praticata dai Selinuntini, che, come usavano correntemente i Greci, lasciavano tonni, interi o a pezzi, sarde (ma anche carne) in recipienti di terracotta o in bacini riempiti di salamoia. L'importanza del pesce salato ci rammenta il ruolo essenziale del sale, che veniva impiegato in quantità più o meno uguale a quella del pesce o della carne trattati; ed era sale ottenuto dalle acque di mare. Un riflesso dell'importanza del mare si ebbe certamente nei culti e nella vita dei santuari: a Poseidone fu probabilmente dedicata l'ara (con direzione est-ovest, si che il sacerdote officiante volgesse la fronte verso il mare) compresa nel santuario arcaico aperto dell'acropoli, e i cui resti sono ben visibili a sud del tempio B, sul bordo nord dell'arteria principale est-ovest.