SCHEDE DEGLI SPETTACOLI
Teatro in Quinta
MINNAZZA
di Fabio Grossi
musiche di Germano Mazzocchetti
con Leo Gullotta
Uno spettacolo per voce solista su prose e liriche siciliane, antiche e moderne.
Prende spunto dall’immagine antica della Madre Terra, “La Grande Madre”, MINNAZZA è un racconto sonoro che si snoda dalle origini della letteratura dell’Isola dei Ciclopi, fino ai nostri giorni.
Un viaggio tra i Miti e il quotidiano, tra il sorriso e la denuncia civile.
Voce solista sarà quella di Leo Gullotta che frequentando la lingua di contemporanei illustri ci guiderà attraverso le pagine dei loro capolavori letterari e le righe dei loro componimenti poetici.
Accompagnato in scena da un’originale ensemble di maestri fisarmonicisti, che eseguono musiche composte appositamente dal maestro Germano Mazzocchetti, che ci aiuteranno, anch’esse protagoniste, a scandire le stazioni, ovvero i capitoli, del nostro viaggio.
Tutto questo esalterà gli scritti, tra gli altri, di Ciullo d’Alcamo, Giovanni Meli, Tomasi di Lampedusa, Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Elio Vittorini, Vitaliano Brancati, Leonardo Sciascia, Pippo Fava, Ignazio Buttitta, Andrea Camilleri, e giù scrivendo.
Un volo radente sulla letteratura italiana attraverso penne siciliane che invita ad una riflessione sulla Nostra società.
INDA
Istituto Nazionale del Dramma Antico
LE SUPPLICI
Eschilo
Progetto e supervisione Fernado Balestra
Traduzione Louis Godart
Regia Tatiana Alescio
Coreografie Aurelio Gatti
Musiche Joe Schittino - Direzione del coro Simonetta Cartia
Scene Toni Fanciullo - Costumi Marcella Salvo
Pelasgo Giacinto Palmarini
Danao Francesco Alderuccio - Messaggero Davide Sbrogiò
Il Coro delle Supplici
Rita Abela, Simonetta Cartia, Chiara Catera, Carmelinda Gentile, Doriana La Fauci, Valeria Lombardo, Elena Polic, Katia Principato, Niryis Pouscoulous, Gabriella Riva e le Allieve del Secondo Nucleo Internazionale dell’Accademia d’Arte Drammatica del Teatro Antico del Mediterraneo: Vittoria Bettella, Yuri Fontes Cabrera, Giulia Diomede, Laura Estaben, Margherita Forte, Antonella Grubic, Nuria Guerra Palma, Naomi Hernandez, Dalia Kasabri, Giorgia La Rosa, Morgana Marchesi, Camille Panza, Sanja Popovic, Diana Surimal Zurita
Le figlie di Danao sono fuggite dall’Egitto per evitare le empie nozze con i loro cugini. Riparate sulla costa argiva sotto la guida del padre, giungono supplici presso Pelasgo, re di Argo, a cui raccontano in un fitto dialogo le ragioni della propria fuga e la storia della propria stirpe. Pur essendo straniere, come rivela subito l’aspetto e l’abbigliamento esotico, esse rivendicano origini argive, poiché discendono dalla fanciulla Io, di stirpe argiva, che era stata amata e fecondata da Zeus e perseguitata da Era. Trasformata in vacca e tormentata con il pungolo di un tafano, Io era giunta Egitto dopo lunghe peregrinazioni, e qui aveva partorito Epafo, loro antenato. Il re ascolta le Danaidi supplici, ma esita ad accordare loro protezione, temendo di mettere a repentaglio la sicurezza e la vita stessa del suo popolo accogliendo le straniere.La situazione si complica quando le fanciulle minacciano di uccidersi impiccandosi alle statue degli dei, profanando il luogo. L’unica soluzione possibile, per il re, è trovare il sostegno e il consenso del popolo: convoca così un’assemblea democratica ante litteram , in cui gli Argivi decidono di accogliere le Danaidi. E’ Danao a portarne notizia alle figlie, dopo essersi recato a sua volta supplice presso i templi della città. Danao e le fanciulle esultano, ma ora si scorgono a distanza le navi egiziane che si avvicinano alla costa. Giunge l’araldo che irrompe offendendo le Danaidi, maledicendole e intimando loro di dirigersi verso le navi; ma il re le protegge e caccia l’intruso, che va via minacciando guerra. Le Danaidi entrano ad Argo per prendervi dimora, esortate dal padre a comportarsi con serietà e gratitudine verso il popolo che le ha accolte.
Comp. INDIE OCCIDENTALI
LE TROIANE
di Euripide -Adattamento di Jean Paul Sartre
regia di Federico Magnano San Lio
con Ivana Monti
e Cloris Brosca, Francesco Biscione, Federica Di Martino, Emanuela Trovato
Le troiane ovvero il punto di vista dei vinti. Il punto di osservazione dei troiani, coloro che hanno perso la guerra a causa della furbizia, della menzogna e dell’inganno, è il punto di vista di chi subisce e subirà le peggiori vendette ed umiliazioni frutto dell’arroganza dei vincitori. Considerando che Euripide è un autore greco e che quindi appartiene alle schiere dei vincitori, possiamo dire che il suo punto di vista risuona come una chiara presa di posizione non solo contro tutte le guerre “esportatrici di civiltà”, che gli uomini “civili” fanno in nome della giustizia e del progresso ma che in realtà nascondono altri fini ed intenzioni, ma anche contro tutte le guerre in genere. Guerra come negazione della civiltà. Guerra come inizio della fine della civiltà e quindi dell’umanità.
La riduzione di Sartre regala proprio questo senso di becera stupidità della guerra. La sua versione infatti appare sfrondata di ogni possibilità catartica dei personaggi; ogni umiliazione non restituisce dignità ai vinti ma ne sottolinea il loro gratuito sterminio. La condanna oltre che per la violenza è soprattutto per la cultura dominante che non offre, e non vuole offrire, alcun riscatto all’umanità dei vinti. Anzi viene negata loro la possibilità di essere considerati “diversamente civili”, attribuendo così alle loro differenze l’insindacabile funzione di pericolo per l’umanità. Motivazione, questa, che autorizza anche la peggiore violenza contro il nemico ma che in realtà nasconde una natura assolutamente opposta e contraria alle sbandierata “civiltà” dei conquistatori; come risalta nelle parole di Andromaca: “Uomini d'Europa, voi disprezzate l'Africa e l'Asia e ci chiamate barbari, ma quando la cupidigia e la vanagloria vi portano da noi, saccheggiate, torturate, massacrate. Dove sono i barbari, allora, eh? E voi, Greci, così fieri della vostra umanità, dove siete?” Temi molto attuali che non hanno bisogno di sottolineature modernistiche e che mettono in luce i pericolosi e occultati fondamenti di quei comportamenti “civili” che negano il diritto all’esistenza di tutti gli essere umani.
MOLISE SPETTACOLI - E20 PRODUZIONI
IL GOVERNO DELLE DONNE
di Aristofane
regia di
Giancarlo Fares
musiche Dino Scuderi
costumi Alessandra Benaduce - scene Nicola Macolino
con Debora Caprioglio
e Antonella Piccolo - Mario Patane'
Daniela Scarlatti - Sara Greco Valerio
Stanche del governo degli uomini, le donne ateniesi, al comando di Prassagora, interpretata da Debora Caprioglio, decidono di impadronirsi del potere. Un mattino, lasciati i mariti a dormire, travestite da uomini, escono all'alba per recarsi all'Assemblea. Qui, trovandosi in maggioranza riescono a votare una legge che affida il governo alle donne.
Una commedia musicale divertente ed ironica, si ride di gusto e si riflette sulle miserie umane, molto più attuali di quanto non sembri, e al termine dello spettacolo giunge forte e chiaro il testamento dell’autore: l’unica possibilità di salvezza sembra essere nel buon senso e nella volontà di costruire il mondo nella concordia.
Comp. MDA PRODUZIONI / Teatri di Pietra
SATYRICON HOTEL
da Petronio, opera per danza,banda e teatro
regia e coreografia Aurelio Gatti
drammaturgia Gatti/Tringali
musiche Daniele D'Angelo – Marcello Fiorini
con
Stefano Annoni, Gianna Beduschi, Paola Bellisari,Giuseppe Bersani, Carlotta Bruni, Monica Camilloni, Annalisa D’Antonio, Gioia Guida, Ernesto Lama, Rosa Merlino, Giovanni Palmieri, Cinzia Maccagnano, Daniele Russo, Sebastiano Tringali ,
Elisa Turlà, Mario Zinno
"Satyricon" Letteralmente vuol dire "storie di satiri", cioè racconti di argomento osceno e licenzioso; o anche racconti che mescolano temi piuttosto... spinti ad argomenti di satira sociale e letteraria. Il cosiddetto Satyricon è un lungo frammento narrativo di un’opera in prosa. Il materiale pervenutoci corrisponde all’intero libro XV, e parti dei libri XIV e XVI. Oggi è generalmente accettata l’ipotesi di datare il Satyricon al I secolo d.C. e d’identificare l’autore in Petronio.
O che si tratti di una satira della società contemporanea o di un romanzo che , come le Metamorfosi di Apuleio , potrebbe avere una duplice chiave di lettura, o ad una gigantesca parodia della vita con l'unico messaggio su l'assoluta insensatezza di tutto ciò per cui l'uomo vive, tutta l'opera è attraversata dalla continua commistione di elementi vitali e di elementi mortiferi . Il finto funerale di Trimalcione durante la cena, il sesso nella tomba , la prescrizione di mangiare il cadavere di Eumolpo; la stessa impotenza di Encolpio.... fanno da parossistico contraltare alla morte per suicidio dell'autore, a seguito dell'accusa di coinvolgimento alla congiura dei Pisoni.
La filosofia di Petronio crede che al tempo non si possa fuggire, l’uomo è in balia del tempo. Gli stessi personaggi sono in balia di una circolarità degli eventi da cui non riescono a fuggire: durante il loro viaggio infatti continuano ad incontrare sempre le stesse persone da cui tentano di fuggire, ma grazie alla buona sorte in extremis riescono a trovare una soluzione, liberarsi per qualche attimo, e poi ricadere in un altro vicolo cieco. Tutta la struttura ricorda un intricato labirinto senza spazio né tempo in cui l’EROS è un aspetto fondamentale.
Il Satyricon è pieno di riferimenti al teatro, alla vita come teatro, con i suoi colpi di scena, le scenografie pacchiane, i personaggi tipici della farsa. È probabile che in primis, il Satyricon fosse stato scritto per essere recitato, così si spiegherebbe anche l’ampio utilizzo di parti in poesia. Nella nostra messa in scena l'opera è un diretto riferimento ai tempi contemporanei, l'idea di viaggio come fuga e non come conoscenza, da un contesto sempre più impersonale e volgare che trova il suo apice nella Cena di Trimalchione : ospiti parlano una lingua zeppa di volgarismi e sgrammaticature e grecismi, è la cultura dei ceti medio-bassi, fatta di aneddoti e pettegolezzi, di luoghi comuni, credenza astrologiche e proverbi.
La forma è quella del teatro musicale, in cui l'uso della banda è un segno di “autenticità” in un precipitare di immagini, evocazioni e pretesti. Trenta gli artisti in scena tra cantanti, danzatori, attori e musicisti. Le vicende del Satyricon si intrecciano con la vicenda del suo autore, l ‘arbitro di eleganza’ della corte di Nerone. Morì suicida, dopo l’accusa di coinvolgimento alla congiura dei Pisoni, tagliandosi le vene e banchettando con gli amici, regolando con un laccio la fuoriuscita del sangue: e se al tempo non si può fuggire la sua fine la si può decidere.
prosa per voce recitante, pianoforte e coro, che vedrà in scena Iaia Forte per la regia di Giuseppe Argirò
tratto dall'Odissea di Omero
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