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La colonizzazione greca

 

Le zone della migrazione

A partire dalla metà circa del secolo VIII a.C., un vasto movimento migratorio di popolazioni greche interessò la Sicilia e ne sconvolse l'assetto politico-territoriale, economico, etnico, sociale e culturale. Non era, la Sicilia, la sola regione verso cui era diretta questa migrazione di popolazioni elleniche, ma tutto l'Occidente mediterraneo ne fu interessato: la Sicilia, però, e le regioni meridionali dell'Italia, anche per la loro più felice posizione geografica rispetto alla Grecia, furono maggiormente investite dall'ondata colonizzatrice e in esse le popolazioni greche fondarono il maggior numero di colonie.

 

I motivi della migrazione
Ma quali furono i motivi che indussero i Greci a cercare nuove terre e a fondare nuove città lontano dalla loro patria? Certamente furono tanti, e ogni città ebbe anche motivi particolari che spinsero all'emigrazione una parte della popolazione. Ma, considerata anche la vasta portata del fenomeno migratorio, è evidente che ci furono motivi comuni a tutte le città colonizzatrici, motivi che possiamo anzitutto individuare nella natura prevalentemente montuosa del territorio della penisola greca, che non consentiva uno sviluppo esteso dell'agricoltura. Quest'ultima, praticata nelle poche regioni collinari o pianeggianti, non assicurava una produzione agricola sufficiente al fabbisogno della popolazione. Era, dunque, indispensabile cercare nuove terre da coltivare, che assicurassero un adeguato approviggionamento di prodotti agricoli. Questo bisogno si fece più pressante quando, a partire dalla fine del secolo IX, alla tradizionale insufficienza dell'agricoltura si aggiunse un sensibile incremento demografico, che rendeva ancora più scarsi i mezzi di sopravvivenza. Ma oltre a questi motivi, che possiamo definire naturali, anche fattori politici concorsero a determinare o a favorire l'emigrazione dei Greci. Nella maggior parte delle città greche,
infatti, governate da regimi oligarchici, serpeggiava un diffuso malcontento fra i ceti inferiori della popolazione, soprattutto fra i contadini, costretti a subire il predominio politico ed economico della classe aristocratica. Un predominio che si rendeva a volte tanto intollerabile da consigliare ai più miseri cittadini l'abbandono della propria terra per cercare altrove migliori condizioni di vita. Né, d'altra parte, questo fatto dispiaceva alle classi dirigenti delle varie città, che avevano così modo di liberarsi di potenziali avversari politici e di prevenire eventuali disordini civili che avrebbero potuto mettere in crisi i governi aristocratici. A volte, anche dei nobili declassati, esclusi dal potere, preferivano abbandonare la loro città e cercare altrove migliore fortuna: e anche in questi casi la classe al potere non si opponeva di certo. Questo ci aiuta a capire come le spedizioni dei coloni greci alla conquista di nuove terre siano state in genere un fatto organizzato, come cioè esse siano state incoraggiate e sostenute dalla metropolis, dalla città-madre. I cittadini, infatti, che volevano espatriare, ricevevano dalla madrepatria non solo il permesso di lasciare la città, ma anche le navi, un capo che li guidasse e suggerimenti utili per la spedizione. Il capo della spedizione, generalmente un nobile più o meno vicino all'aristocrazia dominante, non si limitava a guidare i coloni fino alla terra di conquista, ma, raggiunta quest'ultima, provvedeva anche alla costruzione della nuova città, dirigendone i lavori (per questo veniva chiamato ecista che, secondo l'etimologia greca, significa fondatore), e assegnava ai singoli coloni un lotto di terra da coltivare; spesso egli manteneva anche il potere per lungo tempo nella colonia.


I primi pionieri

La costa orientale della Sicilia fu una delle prime terre idonee alla colonizzazione che si offri ai coloni greci diretti verso Occidente. Il suo territorio, costituito per la maggior parte di pianure fertili, si prestava assai bene all'attività agricola e offriva buone possibilità di insediamento, con l'opportunità inoltre di utilizzare come porti naturali alcuni tratti della costa ionica. Proprio nelle zone costiere della Sicilia orientale, infatti, vennero fondate, intorno alla metà dell'VIII secolo a.C. o poco dopo, le prime colonie greche ad opera di coloni calcidesi, megaresi e corinzi. D'altra parte, per i Greci, la Sicilia orientale non era una terra sconosciuta: prima ancora dell'Vlll secolo si erano avuti rapporti fra la Sicilia e il mondo greco, come attestano resti di ceramica greca e cretese rinvenuti in alcuni centri di civiltà sicula. Si sarà trattato soltanto di scambi commerciali, anche non molto intensi e regolari, tra il mondo siculo e i mercanti egeo-cretesi e achei che attraversavano tutto il Mediterraneo, e non di una vera e propria precolonizzazione, come qualche studioso ha pure sostenuto; ma certamente questi precedenti contatti hanno favorito l'approdo in Sicilia dei coloni greci, che già conoscevano almeno in parte le zone costiere orientali dell'isola.

 

La coesistenza con i Fenici

I primi ad approdare in Sicilia furono i coloni calcidesi. Guidati dall'ecista Teocle, essi fondarono la colonia di Naxos sulla costa ionica nell'anno 735 a.C.. secondo una tradizione, o un ventennio prima circa, secondo un'altra. Naxos sorgeva su una striscia di terra fertile, ma piuttosto ristretta, per cui i coloni calcidesi si diressero verso la piana di Catania, fondando nel 729 altre due subcolonie, Leontini e Catana, le quali, sorgendo nella zona più fertile della Sicilia, raggiunsero ben presto in popolazione e ricchezza la stessa Naxos. Espandendosi contemporaneamente o poco dopo verso nord, i Calcidesi fondarono sullo stretto di Messina Zancle, nel 729 o 728, e proseguendo da lì lungo la costa tirrenica si spinsero, sempre nell'VIII secolo, fino al promontorio di Milazzo, dove fondarono nel 716 Mile. Poco dopo i Calcidesi. approdarono sulla costa sud-orientale della Sicilia i coloni corinzi, i quali, sotto la guida dell'ecista Archia, fondarono nell'isola di Ortigia Siracusa nel 734 e di
lì penetrarono nella vasta e fertile vallata dell'Anapo. Grande fu l'espansione, anche verso l'interno, di Siracusa, che fondò successivamente altre subcolonie, quali Acre nel 664, Casmene nel 644 e Camarina nel 598, e si creò un vasto dominio territoriale che la fece diventare la più potente e la più florida città greca della Sicilia. Mentre i Calcidesi colonizzavano la piana di Catania, un gruppo di coloni megaresi cercava di stanziarsi in quella stessa zona ma, respinto dai Calcidesi, fu costretto a colonizzare un ristretto sito nei pressi della sicula Ibla, dove fondò nel 728, secondo Tucidide, o nel 750, secondo Diodoro, una colonia che fu chiamata Megara Iblea.  

                           

Ma stretti come erano i Megaresi fra le colonie calcidesi, la corinzia Siracusa e le città sicule dell'interno, cercarono uno sbocco verso l'Occidente della Sicilia e fondarono Selinunte un secolo dopo la fondazione di Megara Iblea. Qualche decennio dopo i Megaresi, all'inizio del secolo VII, anche un gruppo di coloni rodii, a cui si unì forse una piccola comitiva di coloni cretesi, guidato dall'ecista Antifemo, si stanziò lungo la costa meridionale dell'isola, ad ovest del territorio siracusano, e fondò la colonia di Gela nel 689. Da Gela, proseguendo verso occidente lungo la costa meridionale, i coloni rodii fondarono poi Akragante (Agrigento) nel 583, che divenne ben presto una città molto popolosa e potente. A completare il quadro della colonizzazione greca in Sicilia restano le colonie di Imera e di Lipara. Imera fu l'ultima colonia calcidese in Sicilia, essendo stata fondata dai Calcidesi di Zanele nel 648, e costituita la più occidentale colonia greca lungo la costa tirrenica dell'isola. Oltre Imera e Selinunte i coloni greci
non riuscirono mai a stanziarsi, in quanto l'estremità occidentale della Sicilia era saldamente occupata dagli Elimi e da colonie fenicio-puniche protette da Cartagine. Un tentativo di colonizzare l'estremo lembo occidentale dell'isola fu fatto nel 580 da un gruppo di coloni cnidi e rodii guidati da Pentatlo, che cercarono di fondare una colonia sul capo Lilibeo (l'odierna Marsala). Ma limpresa fallì, lo stesso Pentatlo venne ucciso, e i superstiti seguaci della sua spedizione ripararono nelle isole Eolie, dove fondarono nello stesso anno Lipara.

Lo scontro tra i Greci e i Cartaginesi

Con la fondazione di Lipara, il movimento di colonizzazione greca in Sicilia si può considerare ormai concluso. Restano però, naturalmente, le conseguenze politiche, che si possono riassumere nel contrasto politico-militare che, a partire dal VI secolo, opporrà le colonie greche alle colonie elimo-puniche della Sicilia occidentale. Mentre, infatti, i coloni greci non avevano avuto in genere scontri con le popolazioni indigene della Sicilia e i rapporti tra Siculi e Sicelioti erano stati per lo più pacifici, eccettuato il caso di Siracusa, il contrasto di interessi con la colonizzazione fenicio-punica, invece, darà vita ad uno scontro armato fra Greci e Cartaginesi in Sicilia: uno scontro che costituirà il motivo dominante, per alcuni secoli, della storia siciliana e che perdurerà con alterne vicende fino all'intervento dei Romani in Sicilia nella prima guerra punica.